Le rivelazioni e le confessioni di Ignazio La Russa in una lunga intervista nella quale ha spiegato perché non si definisca antifascista.
Una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera per svelare alcuni dettagli ancora inediti sulla sua vita e sul suo percorso anche politico, compreso quello legato al suo non voler dire apertamente di essere antifascista. Ignazio La Russa si è raccontato a 360° affrontando con il suo solito piglio deciso e senza peli sulla lingua diversi argomenti.
Ignazio La Russa e il cambiamento
Nel corso dell’intervista al Corriere, il Presidente del Senato ha affrontato il tema del fascismo e del suo cambiamento. A domanda diretta sul quando abbia smesso di sentirsi fascista, La Russa ha detto: “Nel 1995 a Fiuggi facemmo i conti con il fascismo e fui tra i protagonisti di quella svolta. Ma il mio atteggiamento forse troppo benevolo verso il Ventennio era già mutato da tempo, fin dai 18 anni, dopo i miei studi all’estero dove avevo avuto amici di tutte le etnie e di tutte le religioni”.
E ancora nel dettaglio: “Fu quando mi resi conto delle leggi razziali. Da ragazzo non me ne aveva parlato quasi nessuno, lo ammetto. Poi in me scattò qualcosa, che fu amplificato dalla conoscenza della comunità ebraica, dalla partecipazione alla loro vita, alle loro cerimonie. Al loro dolore. E non fu un fatto episodico ma un processo. […] Il mio giudizio sul fascismo ha come punto di riferimento lo storico antifascista Renzo De Felice, molto più attendibile di quanti oggi si improvvisano storici”.
“Perché non dico di essere antifascista”
Al netto di questo cambiamento, La Russa rifiuta ancora l’idea di dirsi apertamente antifascista ma lo fa per una ragione ben spiegata: “Perché non accetto di rispondere come una scimmietta ammaestrata, oltre che per il ricordo degli anni Settanta”, ha detto semppre al Corriere. “Mi riconosco nei valori della libertà, del rifiuto del razzismo e dell’antisemitismo, seguo i dettami della nostra Costituzione. Per difendere tutti i diritti garantiti dalla nostra Carta sarei pronto a dare la vita. Ho servito e servo la Costituzione […]”.